I tessuti ottenuti con processi sostenibili sono il risultato di tipologie di coltivazioni di agricoltura definita “biologica”. Tali processi di coltivazione avvengono mediante una fertilizzazione che prevede l’utilizzo di compost o letame, e la gestione dei parassiti avviene tramite materiali naturali o derivati da minerali. Inoltre, le coltivazioni organiche sono più resistenti nel tempo con un rendimento paragonabile a quello dell’agricoltura convenzionale. Una fibra come il cotone ottenuto tramite processi organici viene coltivata utilizzando esclusivamente metodi che hanno un impatto positivo sull’ambiente, con sistemi di produzione che mantengono il suolo fertile, vietando l’utilizzo di fertilizzanti, pesticidi o sistemi di coltivazione OGM.
I benefici a livello ambientale non si limitano unicamente all’ambito della coltivazione, ma si protraggono lungo la filiera di consumo del cotone. I capi sintetici, infatti, nel momento in cui vengono lavati rappresentano una delle principali fonti di contaminazione delle acque a causa delle cosiddette microplastiche: filamenti plastici piccolissimi che vengono rilasciati durante il lavaggio e, attraverso lo scarico, si riversano nell’ambiente. Tale fenomeno rappresenta un problema di enorme portata in quanto vengono riversate quotidianamente centinaia di chilogrammi di microfibre in ogni città. Secondo un recente studio, gli abiti rilasciano ogni anno negli oceani mezzo milione di tonnellate di microfibre, una quantità pari ad oltre 50 miliardi di bottiglie di plastica. Ciò accade perché circa il 40% delle microfibre non viene trattenuto dagli impianti di trattamento delle acque reflue e finisce in mare, dove queste plastiche microscopiche vengono ingerite dagli organismi marini, entrando di fatto nella catena alimentare.
La nostra salute è ulteriormente minacciata anche in via più diretta poiché gli indumenti sintetici perdono fibre anche quando vengono indossati. Un solo grammo di tessuto in poliestere può perdere fino a 4.000 piccole fibre dopo solo tre ore di uso quotidiano, provocando potenzialmente danni alla pelle. Per questa ragione il cotone biologico rappresenta una soluzione ipoallergenica, poiché l’assenza di pesticidi evita l’insorgenza di allergie e irritazioni. La fibra organica è più morbida al tatto e traspirante, senza però rinunciare ad elevate caratteristiche di qualità e durabilità. Infatti, l’assenza di resine chimiche fa sì che il cotone biologico sia in grado di assorbire e far evaporare quasi il doppio dell’umidità corporea rispetto al cotone tradizionale: in questo modo il corpo riesce a soffrire meno sia l’alta che la bassa temperatura.
Conciliare moda e sostenibilità è possibile, come sostiene anche Josephine Giachero su Lampoon Magazine che inserisce SIEL fra le realtà che abbracciano questa vision. SIEL opta per una scelta di valore selezionando tessuti esclusivamente organici, con l’obiettivo di connettere il comfort della pelle con quello della natura. Il nuovo prodotto BLOOM , della capsule “SKIN”, è incolore: il tessuto non è stato esposto ad alcun trattamento chimico o processo di tintura.
L’obiettivo del brand è quello di perseguire l’idea di una moda che sia da un lato specchio di una società sostenibile e dall’altro cura per la società stessa.
